venerdì 19 settembre 2014

L'erede



Port Luis, Palazzo Reale - 2 giorno del mese di gagarin, 24 anni prima di Mitòsis



Nella sala del trono fervevano i festeggiamenti e incombeva un'attesa carica di aspettative. I nani giocolieri roteavano biglie colorate in bilico sui monocicli, gli schiavi bianchi in abiti sfarzosi si trascinavano con le catene ai piedi tra la selva degli invitati, tenendo sopra la testa enormi vassoi d'argento ricolmi di ogni prelibatezza. Il chiacchiericcio sfumava in una melodia lentissima e perciò del tutto inadeguata, l'unica che potesse sgorgare dall'apparecchio col grande corno, residuato degli Antichi e bottino dell'ultima incursione dell'Esercito Reale ai danni dei Ribelli.
Re Joffer XII era stravaccato sull'imponente scranna con la guancia appoggiata al pugno, mentre il ritrattista lo raffigurava in sella a un pegaso corvino con la durlindana superbamente puntata verso Spegulo.
Un vagito dalla camera attigua pietrificò all'istante tutti quanti. Il ciambellano fermò la musica. I nani si sfilarono i monocicli da sotto il sedere abbandonando le variopinte sfere alla forza di gravità. Gli schiavi si immobilizzarono e si voltarono in direzione di quel pianto. Gli invitati smisero di masticare e imitarono gli schiavi. Il pittore di corte in preda a uno spasmo deturpò l'opera in corso con un lungo striscio nero.
Re Joffer schizzò dal seggio e irruppe come una folata di vento nella stanza.
- No no no Maestà - lo bloccò subito Axia, la levatrice. - Ci sono state complicazioni durante il parto, la regina è allo stremo ed ha assoluto bisogno di riposo - disse spingendolo fuori dalla camera e affrettandosi a mettere il chiavistello. - Dovete pazientare almeno 48 ore Sire, per il bene del bambino e di vostra moglie. - gli urlò da dietro la porta.
Re Joffer esitò un attimo, poi sbuffando tornò alla sala del trono.
 - Chi vi ha detto di smettere? Avanti coi festeggiamenti, forza! - sbraitò.
La musica riattaccò, i giocolieri inforcarono di nuovo i monocicli, gli schiavi ripresero a vagare apaticamente e gli invitati finirono di masticare i bocconi in sospeso. Martin il pittore invece osservava sconsolato il suo quadro, spremendosi le meningi su come rimediare all'errore.
Per il momento il pericolo era scampato, ma dovevano pensare a un piano.

Due giorni dopo...

- È un maschio? - esclamò rivolto alla regina Aoleon che lo fissava col volto imperlato di sudore.
- Sì, Vostra Maestà - tentennò Axia tenendo il frugoletto al petto, ben avvolto nella coperta.
- Un erede! - esultò Re Joffer XII. - Fatemelo vedere! - disse poi avvicinandosi. Ma la levatrice si ritrasse spaventata. Re Joffer XII rimase interdetto e lanciò alla moglie un'occhiata interrogativa. Aoleon distolse lo sguardo imbarazzata. Joffer XII si avventò sul fagottino, Axia urlando fece un passo indietro e la coperta scivolò in terra.
La regina urlò e fece per alzarsi. Axia rimase immobile guardando timidamente i due schiavi nell'angolo, nell'assurda speranza che potessero fare qualcosa.
Il sovrano cacciò un grido piegandosi sulle ginocchia, come scosso da un conato, col viso paonazzo e tremulo. La saliva gli sprizzava fra i denti digrignati, mentre con gli occhi iniettati di sangue cercava su chi sfogare la propria ira, le nocche bianche strette sull'elsa della spada.
- No! Ti prego... - supplicò Aoleon ancora stesa sul letto.
Il re partì brandendo la lama contro la levatrice e il principe neonato.
Uno degli schiavi si staccò dalla parete e si lanciò contro Joffer, riuscendo a bloccargli la spada e a placcarlo a terra. Mentre combattevano il re riconobbe Zantior, lo stalliere, che fece un fischio prolungato. Nel vano della finestra apparve nitrendo un pegaso grigio.
- Fuggi da tuo padre, presto! - gridò Zantior alla regina continuando a tenere a terra il re.
L'altro schiavo aiutò Axia e Aoleon a salire in groppa; le due donne e il pupetto volarono via stagliandosi contro la sagoma porpora della luna, dirette a Flacq, dal Duca Leon.
Nella concitazione della lotta il sovrano riuscì a estrarre un pugnale dallo stivale e lo piantò nel collo di Zantior. Il sangue sprizzava copioso, lo stalliere sentiva le forze abbandonarlo molto in fretta. Joffer lo scalzò via con un colpo di reni.
- Schifoso bastardo, è figlio tuo allora? - berciò sputando addosso allo schiavo agonizzante.
Il rosso del sangue sulla pelle chiara gli fece balenare la fugace visione del bimbo, di quel visino candido. Le barriere cedettero e la follia esondò: Re Joffer XII fece a pezzi Zantior menando fendenti su fendenti, continuando anche quando il poveretto era ormai già morto. Infieriva sul cadavere ansimando e leccandosi il sangue che gli schizzava sul viso.
- Inseguiteli! Mandate i Notturni! (1) - ordinò poi al drappello di guardie accorse per il trambusto. Quindi fece un lungo respiro e, ripreso il controllo, si avviò all'uscita.
- Ah... - disse fra sé colto da un ripensamento. Rientrò e tagliò la gola all'altro schiavo rimasto in piedi vicino alla finestra.
 






(1) I Notturni sono esseri umani a cui è stato impiantato il gene che conferisce alla civetta un'eccezionale visione notturna. Hanno occhi più grandi e con le iridi completamente bianche.