- Non m’inchino
alla principessa. Mi inchino alla ragazza di cui m’innamorai al
primo sguardo, - sussurrò tenendo gli occhi bassi; solo all’ultimo
li alzò lentamente verso quelli azzurri, grandi, di lei. Intorno
echeggiavano le urla animalesche delle migliaia e migliaia di orchi e
troll schierati e pronti all’assedio, rimbombava il frastuono delle
lance e delle sciabole battute sugli scudi, ma era come se una bolla
di silenzio li avesse avvolti e li tenesse su un altro piano di
realtà. La principessa e il capo delle sue guardie, sul camminamento
delle alte mura. Una giovane donna e un ragazzo senza età che forse
si erano amati da sempre, silenziosamente, forse ancor prima di
rendersene conto. E adesso quella rivelazione: Aeryn rimase
impietrita. Le lacrime premevano su quegli occhi dolci e indifesi che
lui aveva e avrebbe protetto a costo della vita, sempre, contro
chiunque. Lui che era giunto per conquistare e aveva finito col
servire.
Quella dichiarazione
era esplosa dentro di lei con un fragore sconvolgente. Mentre intorno
il regno si avviava all’epilogo, proprio per questo anzi. Quando
lui era la sua unica speranza. La minaccia della fine l’aveva
costretta ad ammettere con se stessa che forse lei lo sapeva, l’aveva
sempre saputo. Adesso poteva essere tardi: rischiava di non poter mai
più pronunciare le due parole più entusiasmanti del mondo. Quel
pensiero la investì come un’ondata gelida. Le lacrime scorrevano
copiose, ora. - Anche io, - bisbigliò. Il cuore del guerriero perse
un battito. Rimase coi suoi occhi scuri piantati in quelli di lei,
cercando una conferma definitiva. La certezza che avrebbe cambiato la
sua vita. Lui che era sempre vissuto per combattere; per sconfiggere
avversari sempre più potenti; sempre e solo per se stesso.
Considerando l’amore una debolezza: in combattimento o in guerra
non puoi permetterti di preoccuparti per una compagna o per una
figlia. Devi sempre batterti col cuore vuoto. Vuoto e duro, una pompa
che deve irrorare i muscoli per sferrare colpi, niente di più. - Ti
amo anch'io, - continuò lei, la voce ora più ferma, a ribadire la
forza di quel sentimento contro la distruzione e la ferocia
imminenti. - Ma che differenza fa ormai, - concluse con un lamento,
appoggiandogli le mani sulle spalle. Lui si alzò in piedi,
prendendole le mani e stringendole nelle sue. - Che differenza fa? -
le domandò con voce tremante. - Che differenza fa... - ripeté in
tono più risoluto. La principessa vide gli occhi accendersi,
sfumature blu balenarono nelle iridi marroni. Sentì irradiarsi
un’energia calda, come se ardesse un fuoco dentro di lui. Era
piacevole, rassicurante. L’energia divenne una leggera brezza che
le agitò i capelli e le vesti vaporose. Poi successe: una vampata di
luce, un turbine dorato lo avvolse tramutando in azzurri i suoi occhi
e in biondi i suoi capelli. - Fa che devono tremare!!! - urlò il
guerriero girandosi di scatto verso la marmaglia ammassata nel
fossato. Ogni rumore cessò. Il clangore delle armi, le urla, i versi
e le imprecazioni di quello sterminato abominevole esercito furono
annichiliti in un istante. Guardavano tutti quello che credevano un
essere umano e che invece veniva da molto lontano; e l’istinto
suggeriva loro che si sarebbero schiantati contro qualcosa di
implacabile. Un presagio di morte aleggiava ineluttabile sul campo di
battaglia. Come ogni animale abituato a fiutare l'aria della foresta
cercando la traccia della preda, la venuta di un predatore o il
sentore di una sciagura incombente, l'accozzaglia suppurante dalle
fauci grondanti bava capì, fin nell'animo dell'orco più
insignificante, minuto e deforme, che per loro non ci sarebbe stata
un'altra alba.
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